Ti svelo 5 cose che come genitore puoi fare oggi per una società più paritaria domani.
Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze.
Questo è uno dei 17 obiettivi dell’agenda 2030 condivisa dai governi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per uno sviluppo sostenibile.
E io sono qui per dirti che mentre i governi fanno la loro parte, anche tu puoi fare la tua a partire da oggi.
E il tuo impatto sarà maggiore se stai educando dei bambini e delle bambine.
Perché se per noi persone adulte è difficile sradicare stereotipi e pregiudizi, i bambini nemmeno ce li avrebbero se non glieli passassimo.
Crescere un figlio alla parità di genere è per me anche un atto politico.
Qualcosa di concreto che possono fare tutte le famiglie per cambiare il mondo.
Come?
Condivido con te 5 passi per sradicare gli stereotipi di genere che puoi applicare oggi.
Cosa trovi in questo articolo:
Primo passo: informati
Lo so, questo è quasi sempre il mio primo consiglio.
È un continuo informarsi anche dopo che hai iniziato il tuo percorso sulla via della parità di genere.
In particolare, comincia a leggere o ascoltare contenuti che riportano dati sulla disparità di genere.
Che ti mettano di fronte alla realtà.
Ti faccio alcuni esempi
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E potremmo andare avanti così per ore.
Per ogni punto dovremmo chiederci perché.
Perché mia figlia dovrebbe avere meno probabilità di mio figlio di diventare capa di un team, di un’azienda, di un governo?
Perché è più probabile che mio figlio scelga una materia STEM rispetto a mia figlia?
E nel cercare le risposte, diffida di chi la vuole fare semplice rispondendo a suon di natura e ormoni.
Pacilli in “Uomini duri”:
“Le ricerche, inoltre, ci dicono che le donne che descrivono le differenze tra uomini e donne come biologicamente determinate sono inclini ad assumere comportamenti più stereotipicamente femminili e gli uomini che hanno la stessa convinzione dedicano meno tempo alla cura dei figli […].”
Parti dal presupposto che generalmente sopravvalutiamo la biologia.
E se anche la biologia avesse un influsso…non ti sembrerebbe un approccio alla vita un po’ passivo?
Del tipo:
“Ormai sono una donna/uomo, sono fattə così”.
Risposte più articolate le puoi trovare:
leggendo libri, articoli, post
ascoltando podcast
guardando documentari o film
seguendo corsi
che parlino di questi temi.
Quasi tutto quello che ascolto e ritengo valido lo riporto nelle stories di Instagram. Mentre i libri che vale la pena leggere sono recensiti nella sezione risorse del mio sito.
Di solito riporto dei libri che mi sono risultati scorrevoli.
Mi rendo conto infatti che raramente questi temi vengono presentati in maniera attraente: blocchi di testo scritti in un font minuscolo con frasi lunghe mezza pagina piene di parole che ho già sentito nominare ma che non so esattamente cosa significano.
Questo è anche il motivo per cui ho deciso di aprire un blog che trattasse di stereotipi di genere in maniera più accessibile.
Che io stessa poi a tratti mi sento un filino pesante però ti assicuro che almeno ci provo ad essere il più chiara e leggera possibile.
Secondo passo: dai valore alla libertà
Dai valore alla libertà di scelta, di espressione, di seguire i propri interessi.
Una volta avevo sentito questa metafora: i genitori dovrebbero essere come dei giardinieri per i propri figli.
Il nostro compito è quello di creare delle condizioni al contorno ottimali, dando acqua, luce e nutrienti nelle giuste quantità. Ma il tipo di fiore che ne verrà fuori è già lì, è la persona che stiamo crescendo e che dovremmo osservare fiorire per come è.
Acqua, luce e nutrienti potremmo dire che sono ingredienti come accoglienza, valori e limiti che vogliamo dare.
Al di là di questi ci sarà la nostra bambina, con i suoi gusti, interessi e personalità.
Ti racconto un aneddoto per mostrarti come ho cercato di seguire mio figlio oltre gli stereotipi di genere.
Con mio figlio leggevamo un libro e quando arrivava l’immagine di una donna con un vestito ottocentesco ogni volta si illuminava e diceva “Che bel vestito”. Come premessa devo dire che fino ad allora il nostro treenne non si era interessato particolarmente di vestiti. Ma su questo vestito ogni volta si illuminava. Allora ho cominciato timidamente a chiedergli se gli sarebbe piaciuto un vestito simile. Perché timidamente? Beh, perché comunque faceva strano anche a me l’idea che mio figlio indossasse un vestito. Lui la prima volta mi risponde: “Ma non so se esiste”. Certo, se non l'ho mai portato nel reparto con le gonne tutte pizzi, merletti e fru fru…. Allora gli dico che in effetti esistono dei vestiti simili e che se voleva potevamo andare in un negozio a vederli. Ogni volta allo stesso punto del libro commentava quel vestito e io dicevo che saremmo andati a vedere in negozio. Ho cercato un attimo in internet per vedere se c'erano dei vestiti che mi ispiravano, ne individuo uno che potrebbe andare e glielo mostro. Lui è raggiante, non ne vuole vedere altri, vuole quello. Lo comandiamo e vi assicuro che da quel giorno quello è il suo capo preferito. Si intristisce molto quando dobbiamo toglierlo per metterlo da lavare. Riusciamo a toglierglielo con la promessa di fare una lavatrice la sera stessa cosicché l’indomani potrà indossarlo ancora. Non so se è perché è l'unico che ha e quindi risulta più particolare e prezioso, infatti ora stavamo pensando di comprarne un secondo. Ma magari è perché gli piace che sia colorato, che possa farlo svolazzare facendo le giravolte, che si solleva quando salta. |
All’inizio anche io ero intimorita da questa faccenda.
Però mi ha aiutata un sacco.
Mi ha aiutata vedere mio figlio in gonna perché forse nell’inconscio pensavo che il mio bimbo sarebbe cambiato per un pezzo di stoffa di una certa forma e colore.
È invece molto interessante osservare come una persona rimanga la stessa, indipendentemente dai vestiti che indossa.
C’è un punto che viene sollevato spesso, riporto un messaggio che ho ricevuto:
“Ciao Zaira, vorrei sapere la tua opinione. Figlio di 4 anni che vorrebbe comprare e vestirsi con la gonna perché è bella e può fare le giravolte ad effetto. Gli ho detto di sì ma ho paura che gli altri bimbi all’asilo gli dicano che è una femmina. Cosa suggerisci, ne parlo con le maestre?”
La paura delle prese in giro.
Come dicevo in una newsletter, abbiamo due possibilità:
Plasmare le inclinazioni delle nostre bambine e dei nostri bambini, in buona fede, per evitare loro sofferenze come prese in giro.
Lasciare che le nostre bambine e i nostri bambini siano loro stessi, facendo ciò che è in nostro ragionevole potere per attutire o evitare il colpo, quando si presenteranno al mondo in maniera anticonvenzionale.
In ogni caso, non potremo evitare loro ogni sofferenza.
Dobbiamo piuttosto impegnarci a fornir loro degli strumenti per superare attimi di sofferenza che inevitabilmente la vita porterà.
Renderli sicuri di sé onorando la loro libertà di scelta è un primo passo importante nella giusta direzione.
Terzo passo: nota con curiosità i tuoi stereotipi e pregiudizi
Ragionare per stereotipi è un meccanismo naturale del nostro cervello.
Il cervello fa letteralmente di tutta l’erba un fascio per non soccombere alla mole di informazioni che ci circonda.
Quello che devi sapere, però, è che categorizzando commettiamo “degli errori di approssimazione”.
Cosa intendo?
Ad esempio puoi pensare che i bambini sono più agitati delle bambine.
È uno stereotipo, una credenza, una generalizzazione.
A causa della profezia che si autoavvera può essere che questo stereotipo finisca per avere un fondo di verità nella tua esperienza. Perché come società rafforziamo comportamenti in linea con gli stereotipi di genere.
Ma non tutte le bambine sono calme e non tutti i bambini sono agitati.
Prova a notare queste tue credenze, e vedere quando arriva addirittura ad essere un pregiudizio.
Come quello di valutare una donna inadatta a dei ruoli dirigenziali.
A questo proposito riporto un aneddoto che mi hanno raccontato perché molto eloquente.
Credo sia una cosa che succede a tutte le persone, anche se in maniera inconsapevole:
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Una cosa che aiuta è notare quello che pensi delle persone attorno a te.
Come nell’esempio sopra, in un locale, negozio o ufficio, chiediti:
“Perché assumo che il capo sia lui? Non potrebbe essere lei?”
Stereotipi e pregiudizi affiorano anche quando si giudicano altre persone.
Succede spesso quando si spettegola, attività che sto cercando di evitare quanto più possibile nella mia vita.
Idealmente poi si può parlare di questi pregiudizi, come ha fatto la persona raccontandomi l’aneddoto qui sopra.
Non c’è nulla di cui vergognarsi, è naturale che il nostro cervello ci giochi questi scherzi.
Allenarsi a notare i nostri stereotipi e pregiudizi è un passo fondamentale.
Quarto passo: sii consapevole dell’uso che fai della lingua
Spesso la lingua viene usata in maniera sessista, nel senso che discrimina le donne.
E non parlo solo di modi di dire e proverbi come:
“Donne al volante, pericolo costante”
“Non fare la femminuccia”
“Sei una donna con le palle”
O di insulti, che anche quando sono rivolti a uomini, in realtà colpevolizzano una donna.
Pensa a insulti ancora in voga come “Figlio di ”, “Cornuto”, “bastardo”, “sfigato”.
Nel mio articolo sui consigli pratici per educare alla parità di genere do 5 consigli pratici per usare la lingua in maniera più paritaria.
Riprendo due temi molto importanti.
Il maschile generico o maschile sovraesteso
In molti contesti si ha la tendenza ad usare il maschile generico. Anche chiamato maschile sovraesteso, universale, addirittura inclusivo.
È una regola grammaticale.
Ad esempio dico che gli scrittori sono persone che scrivono libri e implicitamente intendo sia scrittori che scrittrici.
Sempre più ho cominciato con mio figlio a “sdoppiare integralmente” alcune parole per evitare il maschile generico e lo faccio soprattutto per quei ruoli o mestieri stereotipati.
Riprendo qui, traducendo liberamente dal francese, le conclusioni di studi recenti riguardo all’interpretazione del maschile generico [1]:
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Quindi se ad esempio in un libro si parla degli “ingegneri aerospaziali” io dico “ingegneri e ingegnere aerospaziali”.
È vero che oggi le ingegnere aerospaziali sono in minoranza e che il maschile sovraesteso è una convenzione linguistica.
Ma penso che in questo periodo storico sia necessario supportare il cambiamento rendendo esplicite delle possibilità che sono ancora implicite.
I femminili professionali
Come anticipato qui sopra, l’utilizzo dei femminili professionali è particolarmente importante.
Molti mestieri sono ancora segregati per genere a causa di stereotipi radicati nella nostra società.
Potremmo aiutare le giovani persone a scegliere un percorso in base ai loro interessi e talenti anziché in base al loro genere grazie all’uso dei femminili professionali.
Se ci fate caso a molte persone non piacciono i termini femminili di professioni ritenute prestigiose e cariche importanti.
Si pensi al termine molto legato al potere: “capo”.
La sociolinguista Vera Gheno ha affermato [2]:
“Se andate nello Zingarelli trovate scritto che capo nel senso di persona che sta a capo di qualcosa ha il suo femminile pacifico capa.”
Invece, ad esempio la guida della Confederazione Svizzera per un linguaggio inclusivo di genere dice:
“Un caso particolare è costituito dal termine «capo». Questo termine è di genere maschile ma viene comunemente usato anche in riferimento alle donne: malgrado si stia sempre più diffondendo, la forma femminile «capa» continua ad avere per i più una connotazione scherzosa e a essere sentita comunque come colloquiale.”
E poi:
“Per ovviare a eventuali ambiguità [...] nei testi informativi è opportuno esplicitare il nome dell’interessata ed evitare formulazioni che obbligano a declinare al maschile participi e aggettivi.”
Lo vedi il paradosso?
Non applicare la grammatica italiana usando “capo” anche per le donne, porta a situazioni di ambiguità.
A chi di fronte all’argomento della lingua pensa che i problemi sono ben altri dico:
Da qualche parte si deve pur cominciare, questo è un passo concreto che tutte le persone possono fare a partire da oggi.
Studi dimostrano che un uso più consapevole della lingua ha un effetto positivo sulla riduzione degli stereotipi di genere.
Se invece di stare qui a discutere applicassi la grammatica italiana non perderemmo altro tempo e potremmo concentrarci sulle questioni più importanti.
Mi viene il dubbio che se non accetti certi femminili professionali oggi, farai ancora più fatica ad accettare altre misure, più incisive, a favore della parità di genere. Penso ad esempio alle quote di genere, anche conosciute come quote rosa.
Quinto passo: esponetevi alla diversità
Può essere che la nostra famiglia viva bene all’interno di una famiglia “standard”: siamo tutti bianchi, eterosessuali, cisgender, abili. Il marito è il principale responsabile di portare soldi a casa, la donna di mandare avanti casa e figli.
È anche probabile che la maggior parte delle famiglie nel nostro ambiente rispecchino molto questo standard.
Allora mi sento di consigliarti un’ultima cosa: esponi i tuoi bambini alla diversità.
Come?
Per iniziare magari attraverso:
libri
audiolibri
cartoni animati o documentari
…
Mi rendo conto che non è sempre un compito facile, per questo ho una sezione risorse sul sito in costante aggiornamento, dove recensisco libri per l’infanzia che vale davvero la pena leggere in famiglia.
Io stessa sto ultimando un racconto illustrato da stampare a casa dove una mamma ingegnera parte per un viaggio di lavoro lasciando a casa la sua famiglia. Per aggiornamenti a riguardo: |
Altri modi di esporre i bambini e le bambine alla diversità sono:
Visitare, se puoi, esposizioni particolari nei musei. Spesso sono gratis almeno per le persone più piccole d’età.
Visitare altre regioni e paesi con differenti usanze. A volte basta prendere un treno per 2 o 3 ore. Noi per spendere meno e permetterci un modello familiare in cui entrambi i genitori lavorano part-time, viaggiamo con HomeExchange. Una piattaforma che permette di viaggiare gratis, se te la senti di mettere la tua casa a disposizione in cambio. C’è giusto una tassa annuale di 149 euro, applicata solo se decidete di fare uno scambio.
Frequentare famiglie con caratteristiche diverse dalle tue
Perché è importante esporre i bambini alla diversità?
Per rendere la diversità normale.
In che senso?
Per abituare ed abituarci che il mondo è vario.
Per mostrare che ci sono altri modi di vivere oltre al nostro.
Questo aiuterà a far sì che:
Il tuo bambino o la tua bambina non si senta sbagliata se non volesse seguire l’esempio che avete in famiglia. Magari non vorrà sposarsi, magari il bimbo avrà desiderio di restare a casa con i bimbi, magari la figlia è lesbica.
Se invece tua figlia o figlio si sentirà a suo agio seguendo il vostro modello, è più probabile che apprezzerà la diversità anziché discriminarla. Sapendo che il nostro modello non è l’unico o il migliore, saprà che ci sono molti diversi modi di stare al mondo e che tutti sono validi.
Riflessioni finali
Questo è stato un articolo un po’ pesante, mi rendo conto.
Ho cercato di alleggerirlo il più possibile😅
Se hai bisogno di consigli più pratici per educare alla parità di genere ti consiglio questo articolo che ne contiene una ventina.
I passi consigliati in questo articolo sono più da integrare un pezzettino alla volta nella nostra vita, rappresentano uno stile di vita.
Uno stile di vita consapevole che prende atto di stereotipi e pregiudizi e cerca, come meglio può, di sradicarli.
Grazie per il tuo impegno.
Se hai letto fin qui e l’articolo ti è piaciuto mi aiuteresti molto anche solo cliccando sul cuoricino qui sotto.
Te ne sono grata.
Ciao e alla prossima,
[1] Pascal Gygax, Sandine Zufferey e Ute Gabriel in Le cerveau pense-t-il au masculine?. Cerveau, langage et représentations sexistes. Edito LeRobert. ⇧